Un congiuntivo in più, un dubbio esistenziale di troppo e venivi bollato per sempre come finocchio.
Dal film Ovosodo
Un sole obliquo graffia la finestrella che dà su White Oak facendosi strada filtrando tra le veneziane socchiuse; è l’autunno che brilla di amaranto e rosso rubino, ricordandomi che Camus aveva ragione: l’autunno davvero è una seconda primavera in cui ogni foglia è un fiore.
«Quot feminae sunt? quante femmine ci sono? » Domando alla classe indicando un tavolo con quattro studenti, due ragazzi e due ragazze.
uoi continuare a leggere? Questa storia Farà parte del mio nuovo libro in uscita a fine maggio inizio giugno…

Questo argomento è di grande attualità per il mondo accademico. Ho seguito un seminario a tal proposito e so che stanno cercando di venire incontro all’inclusione di chi non vuole essere catalogato ne F ne M con l’utilizzo di un * . Per un insegnante di italiano questo è molto problematico per le ragioni esposte da Michele. Sto facendo ricerca sull’argomento e mi sono accorta che nel mondo accademico italiano a livello universitario se ne parla fin dagli anni ottanta.
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Come tracciare il confine fra normalità, eccentricità e malattia mentale? Se io mi identifico come un semideo, posso obbligare gli altri a trattarmi come tale? La scienza dovrebbe ovviamente informare la politica e la cultura, ma come fidarsi del’obiettività delle scienze sociali, che sono dominate in certi casi al 95% da un’unica parte politica, con ricercatori che ammettono apertamente di boicottare le posizioni dissenzienti?
La cancel culture è ormai sotto gli occhi di tutti, e colpisce non più solo i consevatori come Jordan B. Peterson, ma anche persone solidamente di sinistra come J.K. Rowling, Jesse Singal e Bari Weiss, giusto per citare i casi più famosi, non appena si permettono di sollevare dubbi sul pensiero unico dominante.
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Con tutto il rispetto, ma cosa c’entra? Oltre a un errore metodologico fondamentale: le cosiddette “scienze sociali” non sono sensu stricto “scienze” per l’elementare motivo che ad esse non è applicabile il metodo galileiano. Rispettabilissime, ma non “scienza” se non al massimo occasionalmente. Nemmeno necessariamente ideologia, ci mancherebbe, ma non “scienza”. La stessa medicina, il mio mondo, è diventata (faticosamente) “scienza” solo da Pasteur e dal Positivismo in poi.
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Nei primi anni ’90, prima dell’avvento dei farmaci che hanno trasformato l’infezione da HIV in una malattia cronica con speranza di vita molto prolungata e in tuttora crescita attuariale (quanto prolungata lo sapremo solo tra un paio di decenni almeno), mi occupai di AIDS e, di conseguenza, conobbi a fondo la comunità omosessuale maschile, ma anche indirettaemente femminile, di un’ampia area dell’Italia settentrionale, dell’Europa centrale. Qualche caso anche inglese; qualche altro episodio anche nel Minnesota anni prima.
L’avevo completamente completamente dimenticato, ma una trentina d’anni fa o poco meno avevo già meditato sulle peculiarità degli aggettivi e dei pronomi possessivi così ben descritte nel racconto breve in inglese e nelle lingue neolatine: non l’avevo mai notato fino ad allora e avevo poi dimenticato quei pensieri. A suo modo il racconto, tra le inserzioni latine all’inizio e queste riemersioni alla menoria, mi ha fatto fare un breve bagno di giovinezza.
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Davvero interessante come nel racconto interagiscano in maniera non scontata dinamiche diverse.
Molto bello come emerga quanto la scuola sia luogo di apprendimento bilaterale: così come Kaylee ringrazia il Prof. D. per l’entusiasmo che lo ha “spinto” allo studio, ugualmente Prof. D. – professore di una lingua –
impara da Aurora che la classificazione per generi attuata dalle lingue rischia di “cancellare” sfumature della vita reale e di identità in divenire, come quelle degli adolescenti.
L’impoverirsi della lingua può essere legato, in una relazione biunivoca, a tale fenomeno di impoverimento della realtà ad opera delle “norme” linguistiche e grammaticali?
Uno spunto di riflessione che il racconto sviluppa in maniera dolce e sottile…
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Nel frattempo, non lontano dalla Sylvana High School, gli studenti di una scuola superiore della Virginia organizzano una protesta per una presunta violenza sessuale di una donna trasgender (ovvero un maschio che si identifica come donna) nei bagni femminili della scuola. Violenza che sarebbe stata coperta dagli amministratori della scuola trasferendo lo studente ad altra scuola, dove avrebbe commesso un’altra violenza (https://wjla.com/news/local/loudoun-county-public-schools-virginia-students-walkout-protest-stone-bridge-high-bathroom-sexual-assault)
Questo è uno dei tanti legittimi problemi sollevati da chi si interroga sul radicalismo trasgender oggi imperante: le donne trasgender rimangono biologicamente uomini, e per un predatore sessuale diventa fin troppo facile prendere la scusa di identificarsi come donna per accedere agli spazi femminili una volta segregati in base alla realtà biologica anzichè alla totale soggettività del gender.
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