Un tale vide un serpente intirizzito dal gelo.
Fedro.
Si impietosì e lo raccolse nel suo grembo,
per riscaldarlo.
Il serpente, appena si riprese,
con uno scatto fulmineo lo morse, e quello morì.
Quando un altro serpente chiese
perché aveva commesso quel delitto, rispose:
<< Perché nessuno impari
a far del bene ai perfidi >>
Il corpicino imbrattato di sangue giace simile a un pupazzo abbandonato al centro del controviale stipato di bidoni della spazzatura e cartacce sull’asfalto crepato. Un sole smorto filtrato da nuvole fosche sembra voglia consolarlo. Gli occhietti rosso rubino appena socchiusi, un ghigno rassegnato a piegargli le labbra: è un ratto nero, con una coda incredibilmente lunga.
Vuoi continuare a leggere? Questa storia Farà parte del mio nuovo libro in uscita a fine maggio inizio giugno…

Very very interesting and pleasant.
My best wishes from Como
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Agricola, hiemali die domo egressus, anguem in via reperit frigore paene exstinctum…
I Suoi racconti sono spesso un piccolo bagno di giovinezza: l’unica amara conclusione è che la bellezza del latino forse la si apprezza con pienezza solo alla mia non più verde età. Mille auguri, Mr D.
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