Il dolore degli altri

l’io, io!… il più lurido di tutti i pronomi!… I pronomi! Sono i pidocchi del pensiero. Quando il pensiero ha i pidocchi, si gratta come tutti quelli che hanno i pidocchi… e nelle unghie, allora… ci ritrova i pronomi: i pronomi di persona.“

Carlo Emilio Gadda. La cognizione del dolore

Si narra che nel maggio del 1803, dei commercianti di schiavi che giravano per l’Africa siano riusciti a convincere settantacinque maschi adulti della tribù degli Igbu in Nigeria a seguirli per trovare fortuna nelle Americhe. I membri della tribù superarono indenni il middle passage, la rotta degli schiavi africani nelle Americhe e arrivarono in Georgia. La chiamavano così la tratta di mezzo che portava gli schiavi africani nelle Americhe, il secondo lato di un triangolo di tre rotte che dall’Europa passava per l’Africa, da lì alle Americhe e di nuovo in Europa. Funzionava così: le navi partivano dall’Europa per i mercati africani con manufatti (primo lato del triangolo), lì i manufatti venivano barattati in cambio di schiavi, a quel punto le navi schiaviste trasportavano gli schiavi attraverso l’Atlantico (secondo lato del triangolo, il middle passage, appunto) nelle Americhe dove gli schiavi venivano venduti per acquistare pellami, tabacco, zucchero, rum e materie prime che venivano nuovamente trasportate nell’Europa settentrionale (terzo lato) a completare il triangolo.

I settantacinque membri Igbu una volta arrivati in Georgia capirono ben presto quale sarebbe stato il loro vero destino. Privati della libertà e ridotti in schiavitù vennero acquistati dagli agenti di John Couper e Thomas Spalding per svolgere lavori forzati nelle piantagioni di St. Simons Island per la somma di 100 dollari ciascuno.

I membri Igbu, ormai schiavi incatenati, vennero stipati sotto il ponte di una piccola nave, la Schooner York, per essere trasportati sull’isola, la loro ultima destinazione. Durante il tragitto verso St. Simons Island, i membri della tribù ascoltarono con gli occhi asciutti come il cielo terso le parole del loro capo tribù: “Lo Spirito dell’Acqua ci ha portato fin qui, lo Spirito dell’Acqua ci porterà a casa” così, accettando la protezione del loro dio Chukwu, scelsero una morte dignitosa in alternativa a una schiavitù infamante gettandosi incatenati nella acque del Dumbar creek nel promontorio a nord dell’isola di St.Simons in Georgia.

Oggi la loro storia è leggenda e migliaia di visitatori ogni anno continuano a recarsi in pellegrinaggio sull’isola di St.Simons per onorare i settantacinque Catoni della tribù degli Igbu che scelsero una morte dignitosa all’infamia della schiavitù.

Si dice che nelle notti di luna piena, quando la risacca graffia la sabbia della rena, si possono ancora sentire i lamenti soffocati di persone lontane, voci appena percettibili frammiste allo sferragliare di catene arrugginite e lamenti flebili trasportati dal vento. Sono le voci degli ultimi che raccontano dolori che il tempo non ha saputo stemperare, voci che la pietà non ha saputo ancora soffocare.

Saphira si asciuga gli occhi bagnati di pianto e adesso mi guarda, esausta. La sua presentazione dal titolo: ‘morire per la libertà’ è andata qualche secolo oltre le vicende di Catone, e se è per questo anche qualche chilometro più a ovest. La classe non sa più dove guardare, perché il dolore degli altri in fondo crea solo un forte senso di inadeguatezza e imbarazzo, poi Kaylee alza la mano e dice: «Mr.D, ma cos’è successo in Ucraina?»

«In che senso, scusa?»

«Boh… il professore di economia ha detto che io ero come l’Ucraina e Seth come la Russia, quando gli ho chiesto perché lui mi ha solo domandato se sapevo cosa stesse succedendo laggiù, quando gli ho detto che non lo sapevo…. allora mi ha detto di lasciar perdere…»

«C’è la guerra.» Il dolore degli altri, tutto qui.

Al termine della lezione, quando la classe si è ormai svuotata, Saphira si avvicina piano alla cattedra e mi guarda mentre compilo il registro, senza parlare.

«Bella presentazione, Saphira, brava…» Dico senza troppa convinzione.

Saphira si limita a guardarmi, gli occhi nerissimi con le iridi che ancora riflettono le spiagge della Georgia, «Mr.D… le ho detto una bugia… i membri della tribù degli Igbu non… »

«Non?» ripeto continuando a compilare il registro senza davvero prestare attenzione.

«Non sono morti…»

Ora alzo la testa dal computer e la ascolto per davvero, confuso.

«Quella notte i settantacinque uomini sono volati via… in Africa… a casa loro. Sono stati guidati dal loro capo sciamano… si sono ricordati che gli uomini in fondo se vogliono, beh… sanno volare… così in quella notte di luna piena sono sbucati fuori dal pelo dell’acqua simili a lucci argentati e subito dopo come uno stormo di uccelli hanno cominciato a volare, migrando compatti verso est, riattraversando l’oceano per tornare in Nigeria. Vede Mr. D, è importante continuare a raccontare queste storie se vogliamo onorare i nostri antenati che viaggiano attraverso le dimensioni, dando voce ai loro sogni, ai loro segreti… altrimenti li avremo fatti morire due volte. »

Guardo Saphira senza sapere bene cosa dire, avendo quasi paura di voltarmi verso la finestra che dà sulla baia, temendo di vedere i settantacinque membri della tribù degli Igbu che si librano in volo verso la Nigeria stringendosi insieme a tutte le anime di tutti gli oppressi di oggi e di ieri che ci sbattono in faccia il dolore degli altri.

No more weepin’, (don’t you know), no more weepin’

No more weepin’ over me

And before I’d be a slave

I’d be buried in my grave

And go home to my Lord and be free

Oh freedom

Oh freedom, Gospel song.

A giugno uscirà Insegnare alle ombre – Dad the beautiful – ai miei lettori abituali che intendono supportare il progetto ricordo che il libro è già in prevendita, per pre-acquistarlo basta cliccare sulla copertina.

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Le storie di Hey sembra l’America stanno andando in onda su ADMR web radio ogni mercoledì e venerdì in diretta o su podcast:

Oggi più che mai vorrei ringraziare gli amici che mi hanno letto e incoraggiato, è stato davvero un piacere e un privilegio potervi raccontare la scuola americana attarverso gli occhi di Mr.D e dei suoi ragazzi. Al momento sto lavorando ad un nuovo progetto più incentrato sulla vita americana, il che vuol dire che di sicuro, tempo permettendo, continuerò a scrivere, magari meno di scuola e più di vita di quartiere… chissà… Il grazie più grande va a Battaglia edizioni, il mio editore, per la stima e la fiducia…

Buon Venticinque aprile a tutti…

Published by excathedra20

Insegnante di latino e italiano per una decina di anni in Italia, dal Duemilaundici in una scuola superiore negli Stati Uniti.

4 thoughts on “Il dolore degli altri

  1. Sono contento di risentirLa, Mr. D: proprio un paio di giorni fa meditavo di scriverLe per sapere i motivi, se ve n’erano, del Suo prolungato silenzio.
    Raccontata molto bene la storia dei settantacinque dello Schooner York, soprattutto la narrazione di Saphira. Chi conosce appena un po’ la storia dell’America coloniale e del secolare commercio atlantico triangolare sa che i suicidi di massa, o quantomeno i tentativi di sollevazione, furono tutt’altro che infrequenti durante il “middle passage” e molto temuti da capitani ed equipaggi, non solo per la “perdita economica”: molte navi negriere erano equipaggiate con reti sulle murate proprio per evitare i suicidi. Uno dei casi di scelta di suicidio di massa più impressionante fu, nel gennaio 1773, la ribellione sul New Britannia alla foce del fiume Gambia, terminata con la deliberata esplosione della santabarbara e la morte dell’equipaggio negriero insieme con gli schiavi ribellatisi. La storia del New Britannia è particolarmente commovente perché furono alcuni bambini che riuscirono a sottrarre degli attrezzi all’equipaggio, a passarli e a degli adulti incatenati, che riuscirono a liberarsi e a raggiungere la santabarbara.

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